Il Natale nei ristoranti italiani

Un Natale diverso rispetto agli ultimi trascorsi, per la voglia di tornare, lentamente, a socializzare tra le persone, per gli affetti che si stringono ancora di più intorno alla tavola, senza pensare troppo ai regali ma favorendo invece il desiderio di stare insieme.

Queste sono le sensazioni supportate anche dalle indagini, dai dati, dal vedere le città che non vengono prese d’assalto come capitava fino a qualche anno fa. C’è voglia di ritrovarsi ma in contesti che non siano solo la casa, c’è bisogno di ambienti leggeri dove tutti sono alla pari, non dove qualcuno sia ai fornelli mentre tutti gli altri sono a tavola, c’è voglia di vedersi al ristorante.

Non è un caso che, secondo i dati di FIPE-Confcommercio, 500.000 persone in più trascorreranno il Natale al ristorante: 4,9 milioni di persone rispetto ai 4,4 milioni dello scorso anno. Un’occasione per scrollarsi di dosso la pesante eredità degli ultimi due anni, caratterizzati da Covid, lockdown, guerre, crisi energetiche e inflazione alle stelle. Uno spazio di durata breve ma significativamente molto intensa vista l’importanza che si attribuisce a questa giornata nel nostro Paese.

Saranno 77.000 i ristoranti aperti il giorno di Natale per accogliere le persone, con una spesa media di 70 euro a persona, con menu che, nell’81% dei casi, saranno a prezzo fisso. Questo è un dato medio che non esclude altre proposte: il 23,4% dei ristoranti infatti proporrà soluzioni sui 50 euro, mentre per chi ha maggiori disponibilità economiche si potrà arrivare a oltre 80 euro nel 15,3% dei locali.

Un dato che fa ben sperare un settore che, per due anni, è stato in sofferenza ma che, nel 2022, ha vissuto un vero e proprio boom nonostante i problemi che deve affrontare: crisi del personale e cisti energetici in primis.

In questo Natale però ci sono anche ristoranti che hanno deciso di non aprire per offrire la possibilità ai propri dipendenti e alle proprie famiglie di stare insieme.

Nel 2019 il 71,8% degli imprenditori non esitava minimamente a decidere se aprire o meno a Natale. Oggi il dato si ferma al 65,1%, una cifra inferiore persino al 2021 quando era il 67,6%.

“È probabile che le cause di questa dinamica dipendano – spiega Lino Enrico Stoppani, Presidente FIPE-Confcommercio – da un lato dall’oggettiva difficoltà di reperire personale che da qualche anno caratterizza il mercato del lavoro di questo settore ma dall’altra anche dalla volontà di imprenditori che sono direttamente coinvolti nelle aziende di ‘staccare la spina’ almeno in una giornata particolare come il Natale per consentire a loro stessi e ai collaboratori di trascorrere la festa con i propri familiari. Anche così si aiuta il processo verso una maggiore conciliazione tra vita e lavoro di cui il mondo della ristorazione ha enorme bisogno”.